In My Shoes With Jamie
L'ultimo In My Shoes approfondisce i temi del potere della diversità e della scoperta di sé. Scopri come Jamie, artista e uomo transessuale, è finalmente riuscito a essere la persona che ha sempre desiderato trovando la propria voce, il proprio stile e la propria gente, e come cinque anni trascorsi in Clarks gli hanno dato la fiducia e il supporto necessari per essere se stesso al 100%.
Originario di Tayport, nel Fife, Jamie è un artista interdisciplinare che vive a Edimburgo. Esprime la propria esperienza trans attraverso l'arte, e funge da ispirazione e supporto ad altre persone che stanno compiendo lo stesso percorso di scoperta di sé. Con lui abbiamo parlato della sua esperienza di transizione, vissuta con onestà e coraggio, e sosteniamo la sua volontà di aiutare gli altri ad essere se stessi, in modo autentico e senza doversi giustificare.
Parlaci di te... cosa ti dà la carica?
Sono un artista interdisciplinare originario di Tayport, nel Fife, e attualmente vivo a Edimburgo. Con la mia pratica artistica esploro i temi della transizione, della salute mentale e della crescita. Da uomo transessuale, desidero condividere la mia esperienza di scoperta di me stesso attraverso l'arte, così da aiutare altre persone a fare altrettanto. Voglio trasmettere al mondo positività e autenticità, perché i media ultimamente hanno fomentato molto odio e molta disinformazione rispetto alla comunità trans. Voglio dire le cose come stanno e dimostrare che le persone transessuali desiderano solo vivere la propria vita come tutti gli altri: vogliono essere se stesse al 100%, senza doversi giustificare.
Oltre ad essere un artista, lavoro da Clarks come assistente alle vendite da 5 anni e mezzo. Clarks significa molto per me, perché mi ha permesso di trovare una comunità e di fare la transizione per essere me stesso. Per me è importante dirlo, perché non si sente spesso di persone queer che fanno cose "normali". Vorrei aver avuto questo tipo di modello quando ero piccolo, e spero di esserlo io per i bambini di oggi.
Che ruolo o che influenza ha l'arte nella tua vita?
L'arte mi ha aiutato ad esprimermi prima che trovassi le parole per descrivere i miei sentimenti. Da piccolo ero molto tranquillo, ma ho sempre avvertito l'esigenza di trovare una forma artistica per esprimermi. A 6 anni, la mia famiglia si è trasferita in Bangladesh, dove ho frequentato la scuola per 2 anni e mezzo. Si trattava di un istituto molto orientato all'arte, che ci incoraggiava a essere creativi.
Quando sono tornato in Scozia, però, ho sentito di dovermi adeguare a dei criteri prestabiliti, e in un certo senso ho perso la mia voce.
Ora uso la mia arte per raccontare la storia di come ho trovato la mia voce, nella speranza che altre persone possano rivedersi nelle mie opere e trovare a loro volta la propria voce.
Raccontaci: com'è stato il viaggio per diventare la persona che sei oggi?
Il punto di svolta per me è stata la fine delle scuole superiori, quando mi sono candidato per un lavoro estivo nel negozio Clarks di Dundee. All'inizio non sono stato scelto. Mia mamma allora mi ha suggerito di richiamare, una cosa che, per come sono io, non avrei fatto. Però l'ho ascoltata e ho ottenuto il lavoro.
Era la prima volta che facevo qualcosa solo per me ed è stato davvero liberatorio. Durante l'estate la fiducia in me stesso è cresciuta e sono migliorato molto nell'interfacciarmi con la gente, mentre prima facevo fatica a rapportarmi con gli altri.
Il lavoro mi ha anche aiutato a scoprire come volevo presentarmi agli altri, perché per la prima volta potevo comprare gli abiti che volevo e scegliere il mio stile. Da anni volevo propormi in modo più maschile, ma non ero mai stato abbastanza sicuro di me da farlo.
Grazie al mio lavoro, ho trovato il coraggio di tagliarmi i capelli. Quando mi sono guardato allo specchio con i capelli corti, è stato come se mi vedessi e mi riconoscessi per la prima volta. Ho trovato la mia voce sia fisicamente che emotivamente.
Nel 2018 ho fatto coming out al lavoro come uomo transessuale, e tutti lo hanno accettato senza problemi, specialmente la mia manager. Mi ha chiesto come potesse aiutarmi e ha subito ordinato un badge con il nome che avevo scelto. Essere finalmente me stesso al lavoro è stato fantastico, così come essere circondato da persone aperte e desiderose di ascoltare.
Oggi sono più felice che mai, perché la transizione mi ha permesso di armonizzare il mio aspetto al modo in cui mi sono sempre sentito. Anche se non sono ancora come vorrei essere, ogni giorno è un piccolo passo avanti. Senza il mio lavoro in Clarks, penso che non sarei mai diventato la persona che sono oggi.
"Clarks significa molto per me, perché mi ha permesso di trovare una comunità e di fare la transizione per essere me stesso. È un ambiente di lavoro fantastico in cui sono circondato da persone molto aperte e desiderose di ascoltare. Oggi sono più felice che mai, non sarei mai diventato la persona che sono oggi senza il mio lavoro in Clarks"
Qual è la fonte d'ispirazione per la tua arte?
Mi ispiro alle mie esperienze di vita, inclusa quella da uomo transessuale, a come ho vissuto io il tema della salute mentale e agli anni trascorsi in Bangladesh. Tutte queste cose mi hanno reso la persona che sono oggi.
Di recente ho ripreso a realizzare animazioni in stop motion come quando ero piccolo. Ero in fissa con le creazioni di Aardman Animations, soprattutto Morph, e lo sono ancora oggi. Quand'ero bambino, realizzavo le mie animazioni di Morph e sognavo che un giorno avrei lavorato per Aardman.
Una delle opere che ho realizzato per la mostra in occasione del diploma era ispirata a un'animazione di Morph che avevo realizzato a 13 anni, ma con i miei personaggi: la Voce interiore e il Bambino interiore. Rappresenta come mi sento adesso. Sento di aver chiuso un cerchio e non sono mai stato così felice da quando ero bambino, perché la transizione mi ha permesso di armonizzare il mio aspetto al modo in cui mi sono sempre sentito.
È la dimostrazione che sono lo stesso di sempre, e posso semplicemente esprimere chi sono davvero. Molti cisgender (le persone non trans) pensano che la transizione sia un processo in cui c'è un "prima" e un "dopo", ma non è così. Credo sia un processo di armonizzazione, diverso per ogni persona transessuale, e può essere di natura medica o sociale.
Puoi parlarci della collaborazione con Clarks?
Sono stato un mentee nel quadro del programma One Month Mentor a luglio 2021. Lì ho potuto conoscere delle persone fantastiche, come Tara, la mia mentor.
In occasione della Clarks Pride Campaign, desideravo concentrarmi sul concetto di "famiglia", che è centrale nel retaggio di Clarks. Si tratta di un concetto importantissimo anche per la comunità LGBTQ+, perché vedere diversi modelli di famiglia è fondamentale,
per esempio le famiglie di elezione, due mamme, due papà, genitori non binari, genitori transessuali, eccetera. È interessante anche vedere come le famiglie di sangue stiano diventando più aperte nei confronti dei loro familiari LGBTQ+.
Ho realizzato tre storie che raccontano in modo diverso le persone della comunità LGBTQ+. Sto usando le animazioni stop motion per dare vita ai miei personaggi, che indossano dei piccoli Desert Boot di plastilina! Il primo racconto parla dell'unione come comunità, che permette di combattere le discriminazioni che le persone della comunità LGBTQ+ si trovano a subire.
Il secondo si basa in un certo senso su come ho trovato me stesso e mi sono circondato di persone che mi accettassero incondizionatamente. Infine, il terzo racconto passa in rassegna i vari tipi di famiglia.
Non vedo l'ora che escano i video, e di vedere le reazioni della gente!